Al primo piano c’era una donna
che ogni mattina
scendeva, a passo spedito,
in cerca di un miracolo non consentito
lasciava sul tavolo
fiori imperturbati e
desideri dimenticati
andava presto al più vicino caffè
con una smorfia di strano destino
portava in un cestino
che ogni mattina
scendeva, a passo spedito,
in cerca di un miracolo non consentito
lasciava sul tavolo
fiori imperturbati e
desideri dimenticati
andava presto al più vicino caffè
con una smorfia di strano destino
portava in un cestino
una danza
di fazzoletti di organza
Al piano numero 3
c’era una signora
che trovava in ogni albeggiare
qualcosa da scrutare
apriva la finestra
sistemava il suo tavolino
e mentre con una mano rideva
con l’altra stendeva
pensieri bagnati
incontri sbiancati
ricordi centrifugati
c’era una signora
che trovava in ogni albeggiare
qualcosa da scrutare
apriva la finestra
sistemava il suo tavolino
e mentre con una mano rideva
con l’altra stendeva
pensieri bagnati
incontri sbiancati
ricordi centrifugati
Al piano numero 4
c’era un uomo singolare
abituato a raccontare
storie variabili e friabili
da sbriciolare
sulla ringhiera a piccioni intenti a grugare
ogni primavera, poi,
prendeva le sue matite di graffite
si sporgeva e le gettava
perché, diceva, così cercava
in ogni mina un’esplosione
e un volo di parole
c’era un uomo singolare
abituato a raccontare
storie variabili e friabili
da sbriciolare
sulla ringhiera a piccioni intenti a grugare
ogni primavera, poi,
prendeva le sue matite di graffite
si sporgeva e le gettava
perché, diceva, così cercava
in ogni mina un’esplosione
e un volo di parole
Al piano numero 2
si sale con le scale
e lì a ben guardare
ci abita un tipo così strano
che ha una vita normale
quella, che si sa,
davvero è surreale
si sale con le scale
e lì a ben guardare
ci abita un tipo così strano
che ha una vita normale
quella, che si sa,
davvero è surreale
Al piano numero 8
abita l’uomo che è un pupazzo
dicono sia adatto da coccolare
porta un cappotto da stirare
e sotto un gilet dai bottoni alacri
fissati con rammarichi
Al numero 50 si può incontrare
la signora che sa adornare
un arazzo di terra vento, cielo e mare
qualsiasi sia la superficie su cui lo puoi appoggiare
lui si fa ben vagheggiare
non è il telaio che lo cuce
ma la signora che traduce
il lieve tempo dell’apparire
senza nulla poter tradire
In quel palazzo dai 1000 piani per entrare
un campanello è da suonare
una portinaia spariglia ogni avvenire
ogni qualvolta dovrebbe aprire
prende domande dai suoi taccuini
tenendo a bada i bigodini
ha registrato nel suo grammofono
un messaggio planetario
“l’ascensore non è quello di cristallo
ma è fatto di rosso corallo
scende e non sale
per quello ci sono le scale”
Al numero 0
vi sta un infante lo chiamano aliante
costruisce perplessità
ha mani frugose di antichità
occhi di perturbante rumorosità
vive di trasparente animalità
Al piano 22
un ragazzo compone ogni mattina
un bouquet di dissapori
raccolti nel prato dei malumori
han profumo di paura
per loro non serve innaffiatura
si bagnano con gocce di rimpianto
sfioriscono senza alcun incanto
Sotto al numero 21 c’è un signore
che lo osserva da innumerevoli ore
si chiede cosa sia quel lacrimare
e neppure un’erbaccia da estirpare?
nello sporgersi lo punge con l’ortica
esclamando: non la senta come una ferita!
quel signore ben lo sa
l’ha toccata con le dita
si narra che da piccolo indefesso
ha giocato con efesto
Quanti piani restano da fare
di sicuro al 7 c’è da annusare
il naso si allunga
la bocca si arresta
c’è una torta da odorare che ha umore essenziale
imbevuta di eufrosine ed erisina
è ottima la mattina
nessuno la sa assaggiare
soltanto presagire o fiutare
Al piano 77 una giovane anziana
ha pagnotte giganti da sformare
che uccellini indaffarati vanno a consegnare
loro hanno la pazienza di trovare chi c’è sfamare
a loro è sufficiente qualche briciolina da beccare
Al 33 esimo una vecchia ragazza è intenta a sfogliare
parole desuete da ritagliare
un libro dell’ignoto vuole pubblicare
di una sapienza
che non sia prudenza
Nel sottotetto al millesimo numero
vivono gli agrari
coltivano comignoli da suonare
con soffi ardenti e note da fumare
si disperano alla vista di ogni spazzacamino
perché dicono la fuliggine ha un suono divino
A ben guardare
il resto del palazzo è da abitare
e chi racconta è un postino che sa osservare
non son di certo un affittuario
a tracolla porto un grosso abbecedario
perché sogno di consegnare
solo lettere da interpretare
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